29 settembre 2009

Si viaggiare

Così recita il comunicato stampa della mia squadra dopo la vittoria di ieri:
“Giornata di sole e campo in perfette condizioni: il Giunti si presenta con Lovalvo estremo, Moss terza ala e Segundo numero 8. Rios gioca secondo centro.” blablablabla
Eppure io stanotte non ho dormito per le botte, i dolori e la fatica. Strano perchè io ero tra gli altri 11 che al campo Padovani non c'erano, quindi mi sarò procurato il tutto tramite empatia. Da questo l’insegnamento che troppa empatia fa davvero male! Ma andiamo oltre, in fondo c’è di peggio.




Perdere il titolo dei Massimi al Madison Square Garden, dopo 8 riprese infernali da 3 minuti, coperto di sangue rispondendo colpo su colpo a un avversario + veloce, + forte e esperto, fregandosene del fatto che a 26 anni nessuno mi dava per vivo alla seconda ripresa, che a Detroit da dove vengo quelli come me a 26 anni sono già in galera da almeno 6 anni... Ai punti ero in vantaggio 73 a 74… un solo pugno di differenza, ma l’arbitro ha sospeso il match perchè non ero + in grado di combattere secondo lui, troppo sangue, troppe ferite… troppo tutto.
A 26 anni è qualcosa che ti può segnare per sempre, ma essendomi successo prima di cena alla Playstation guidando un 26enne Tyson verso il titolo, diciamo che posso anche farmene una ragione tra 3, 2, 1.. fatto.
E qui arriva il significato del post odierno:
NESSUNO!! Mi sto solo rompendo tremendamente le palle in un posto sperduto in UK


25 settembre 2009

Doveva succedere prima o poi…

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Ebbene si, faccio il pazzo!
Te laggiù che hai detto “era l’ora” ti ho sentito eh! Vaffanculo!
Comunque: bilocale con terrazzina di gran pregio, mobilio IKEA di medio pregio, tavolo di cucina IKEA di basso pregio, tazza Punk (dimostrazione nel video below) e stiamo a vedere come va…
Tutti invitati a cena quando volete.. ovviamente il cibo sarà meglio che lo portiate voi!!
 

18 settembre 2009

La sissia

Questo post si doveva chiamare “la potenza di photoshop” o “occhio al trucco” oppure “Risvolti psicologici nei rapporti fra giovani uomini e giovani donne” oppure “ti mando a Pistoia a fare una risonanza magnetica e poi te la faccio anche pagare a te, attaccati al cazzo”, però mi è venuto in mente di come il mio amico Flavio di origini tirolesi (adesso emigrato a Boston), chiamava le ragazze un po’ sovrappeso quindi va bene anche così.
Ecco un video che fa vedere che sulle photo photoshoppate sarebbe una fica anche il famoso topo con i pattini.
Questo spiegherebbe come Fransis, noto per la vista da lince, non abbia riconosciuto la Vanessa Incontrada alla Coop di Follonica.

15 settembre 2009

Allegria un cazzo

Come recita l’empirica ma efficace regola del 3, i personaggi famosi devono crepare a gruppi di 3. Tra una morte e l’altra possono passare una o 2 settimane ma alla fine la regola è un assioma a cui i personaggi dello show non possono fuggire o scendere a patti.

Le danze questa volta sono state aperte da Mike che dalla sua villetta di Montecarlo ci ha dato il bona.

Stamani è stata la volta di Patrick Swayze (chi sa come si pronuncia lo lasci pure nei commenti) che certo non è stato tra i più fortunati tra incidenti e malattie. Le femmine lo ricorderanno in Dirty Dancing (la sua battuta “nessuno può lasciare Baby in un angolo” non mi ha mai fatto pomiciare nemmeno lontanamente. ma mi è sempre parsa una buona frase da dire per attaccare bottone, grazie Patrick). Io voglio ricordarlo nel Duro del Roadhouse con la battuta tanto cara a Ciccetto “sei mai uscito vincitore da una rissa?” “Nessuno esce mai vincitore da una rissa” , e ancora mentre surfa la sua onda perfetta in Point Break nel ruolo di Bodhi.

E adesso caro personaggio famoso che leggi questo blog, cosa cazzo hai digitato su google per arrivare fino a qui? Ma sopratutto…

 
PAURA EH!!!!

14 settembre 2009

Clinica Mobile

Questo blog è per il 90% un raccoglitore delle mie cazzate, volto a far sorridere chiunque mi conosca e tra un impegno e l’altro pensi “vediamo se la fava del Nuzzi ha scritto qualcosa di divertente”, e vorrei rassicurare tutti che tale percentuale resterà più o meno immutata.

Pertanto se non sei un cicciottino che si fa scuotere come un salvadanaio ogni domenica o non hai mai dato un bacio alla tua moto perché ti ha tenuto dentro in quella piega che pareva impossibile probabilmente ti conviene stopparti qui. Se continui mettiti a sedere (se sei un cicciottino sarai già a sedere per motivi di risparmio energetico) e ascolta una storia romantica come di questi tempi ne sono rimaste poche.
Tengo a precisare che la storia è romantica, ma non melodrammatica, che io sono romantico ma non melodrammatico. Ma se pensi che sia melodrammatico alla fine del pezzo puoi sempre cliccare qui e comprare una cravatta. Via alla storia.

Il dottor Claudio Costa è il famoso medico dei piloti che seguendo la MotoGP avrete sentito parlare in modo poetico delle condizioni del pilota X che che dopo una caduta e un po’ di infiltrazioni sale in moto mezzo ingessato per continuare a correre.
E’ un tipo strano che ha cominciato 40 anni fa dal niente, unendo la sua passione per la medicina a quella del mondo delle corse, seguendo i piloti con valigetta e cerotti.
Nel suo sito ClinicaMobile ci sono un sacco di storie e aneddoti, ma quello che mi ha colpito di più è il racconto di 2 eventi di un tragico pomeriggio a Monza di 30 anni fa in cui persero la vita Jarno Saarinen e Renzo Pasolini:
“Solo una volta tentennai e meditai di abbandonare il mondo delle moto, quel mondo meraviglioso regalatomi dalla fantasia di mio padre. Accadde una maledetta domenica: il 20 maggio 1973 a Monza. Poco dopo le tre del pomeriggio morirono Jarno Saarinen e Renzo Pasolini, coinvolti in un terribile incidente alla prima curva con altri 15 piloti. (…)Tanti ricordi si affollarono nella mia mente torturata dal dolore, e quelli che si presentarono con più insistenza, erano legati a eventi accaduti circa due mesi prima, in un tempo dove nulla faceva presagire un così terribile futuro.
Il 25 marzo 1973, durante una gara internazionale organizzata [a Imola], Jarno Saarinen cadde al Tamburello (…). L’apprensione fu tanta. Jarno arrivò al piccolo ospedale dell’autodromo lucido, sereno e ancora sorpreso di essere caduto. (…) Il pilota finlandese lamentava un fastidio al ginocchio.
La sera, mentre cenavamo al ristorante dell’hotel Molino Rosso di Imola, fui avvicinato da Giovanni Fantazzini che, preoccupato, mi invitava nella stanza d’albergo occupata da Jarno Saarinen. Fui ricevuto subito dal pilota, steso sul letto con accanto la moglie pensosa Soili. Notai subito che sul ginocchio c’era tanto ghiaccio. Con un sorriso mi apostrofò in tedesco, e Giovanni tradusse: “dottorcosta” (tutto attaccato, come poi avrebbe fatto, nel seguito della mia storia, anche Mick Doohan), “tu mi hai detto che il ginocchio si sarebbe gonfiato, e adesso che è accaduto me lo devi guarire, perché voglio correre il 1 aprile a Misano, l’8 aprile a Modena, il 15 aprile la 200 Miglia qui a Imola e il 22 aprila la ‘prima’ del Mondiale di Francia a Le Castellet.” Il ginocchio era spaventosamente gonfio, pieno di liquido che pensai subito fosse sangue. (…) Con la consulenza del mio maestro, il professor Alessandro Dal Monte, levai dal ginocchio tantissimo sangue e insieme bloccammo l’articolazione in una leggera ginocchiera amidata.
Sapevo che i piloti erano strani e “folli”. Fin da allora intuivo che ci fosse in loro qualcosa di magico che li allontanava dalla prigione delle regole, ma non ne avevo ancora la consapevolezza. Adesso so che i momenti in cui l’essere umano è più vivo, sono quelli in cui esso si ritrova più folle, ancorato alla realtà come in un sogno, dove il dolore non è più un inutile affanno ma una specie di dono con tutta l’infinita preziosità del significato che l’accompagna. Adesso so che la pazzia più grave è quella di colore che si definiscono sani e che si leccano, immobili nelle loro tane, le ferite; di colore che credono che la loro protezione si trovi solo nelle acque stagnanti. Essi non si accorgono che l’acqua stagnante è uno spettacolo povero dinanzi alle acque di un ruscello o di una tumultuosa cascata.
(…) Domenica 8 aprile ci presentammo alla partenza con grande emozione, forse più da parte mia che sua. Dopo la prima gara anch’io ero soddisfatto, perché il ginocchio aveva funzionato bene, ma la paura guastò quel momento felice: “Se poi nella seconda gara, abbandonata ogni prudenza, Jarno fosse caduto compromettendo un lavoro così ben riuscito?”
I dubbi mi assalirono. I fantasmi che abitavano nella mia mente mi urlavano insistentemente di ritirarmi dall’impegno preso e di consigliare al pilota di non correre la seconda gara. Balbettai la mia pavida proposta a Jarno, cercando di spiegare che era per il suo bene. A quel punto fui folgorato da una riposta che non avrei mai più dimenticato. (…) “Se vuoi diventare per sempre il mio dottore, mi devi curare bene, ma non devi esitare a lasciarmi libero di guidare la mia moto, quando sono tornato ad esserne capace. Dimmi solo la verità sul mio stato, e dopo sarà solo la mia storia.”

Vinse quella gara e poi la 200 Miglia di Imola e tutte le gare della 250 e della 500 cc del Campionato del Mondo, fino a quando incontrò il destino che la rapì al mondo, 42 giorni dopo la corsa di Modena.
Nella notte di quella crudele, maledetta domenica di Monza, piangendo disperato mi accusavo selvaggiamente di non averlo tenuto ingessato per due mesi, invidiando chi si nascondeva nel pantano dell’indecisione. Nella notte sognai mio padre. (…) La figura sorridente e luminosa di mio padre mi rasserenò. Vidi che il viso deluso di Jarno mentre ascoltava le mie proposte di prudenza a Modena non era peggiore di quello, terribilmente sfigurato, che vidi senza vita a Monza. Perché perdere una vita spesa bene è una fatalità naturale, perdere una vita non vissuta è un peccato mortale. Ho continuato il mio lavoro nel mondo del motociclismo, e da allora mi sono sempre alleato con chi tentava di vivere la vita, piuttosto che sfuggirla. E il viso di Jarno, che porto sempre dentro il mio cuore, sorride ogni volta che aiuto un pilota a rimontare in sella alla moto. Con Jarno ho imparato che si può scegliere di essere uomini, e che la gioia e la felicità si bevono nello stesso calice del dolore.”


Fonti:
Commemorazione Monza
Ricordando Jarno

13 settembre 2009

La donna volante e il nerboruto Gino

Ricorderete il vecchio Corso per interpretare le istruzioni degli aerei di cui si era occupato il anche Talpino prima di cercare il senso della vita nell’embolia polmonare subacquea in Malesia (tua chiuso!).
Personaggi principali di quel geniale video erano certamente il nerboruto Gino e la donna volante che andava combattuta proiettando l’ombra cinese del mostro di Lockness.
E’ giunta l’ora del secondo capitolo, con i gemelli Precisini, Elvis e Steven Spielberg. Io è un’ora che rido.. poi vedete voi!

11 settembre 2009

Best Football hits

US_Robotics_33.6K_Modem_Front

Oggi una mail di Francone mi ha ricordato di un video che si chiamava “Best Football hits.avi” che scaricai all’inizio del millennio e vedevo più spesso di “best football tits" ma meno di  “Best Rocco hits”. La cosa mitica fu che lo scaricai con il modem a 33.6 da Napster perché non ho mai avuto un modem a 56k e la mia graziosa famiglia non gradì la bolletta di quel mese, soprattutto perché la scusa che mia sorella era stata a telefono 4 ore alle 2 di notte con il provider internet era poco credibile.

Cercando sul tubo ho trovato questo che è pure meglio, soprattutto per quel signorino al minuto 01.35 che con un frontino perde casco, chiavi del motorino e probabilmente il posto in squadra.
Enjoy the show

Immagini forti: viewer discretion is advised blablabla

Tra l’altro oggi è l’11 Settembre e se scrivi il volo Q33 NY su word e poi cambi carattere in Wingdings viene fuori imagee questo spiega come Bill Gates sia legato al terrorismo, per questo ma soprattutto per il rilascio di un sistema operativo come Windows Vista.

Per i “bambini che non sanno leggere bene” del centro Derek Zoolander, leggete qui con calma e scandendo le parole.

8 settembre 2009

Il problema secondo Vale

Non ho seguito il week-end di Misano, perché ultimamente la MotoGp non sta regalando delle belle gare: la lotta per il mondiale è tesa, all’ultimo respiro ma poi di fatto ogni gara è dominata da Rossi o da Lorenzo che lasciano tutti indietro e i piloti al via sono sempre meno quindi meno sorpassi, meno bagarre meno ombrelline. L’unico che forse non se n’è accorto è Guido Meda, ma nemmeno Loris Reggiani ha il coraggio di dirglielo.
Comunque “Seduto in quel caffè io non pensavo a te” e mi guardavo la gara al bar di Marina su un televisore 17” posto all’altezza di 4 metri e una distanza di 10, quindi per il noto Teorema di Pitagora non ci vedevo un cazzo radicedicentosedici.

Fatto sta che dopo un po’ di giri, azziccandomi con dei bambini autoctoni, rei di girare una sedia girevole che produceva rumore, e zittendoli grazie alla tecnica dello “Specchio Riflesso”, vedo qualcosa di strano sul casco di Valentino.


La gara finisce e torno a prendere il sole, guardando fiero i bambini sconfitti senza curarmi di quell’immagine che non avevo compreso.
Oggi poi ho scoperto che quella cosa spiaccicata sul casco del Vale non era Pedrosa (e ci poteva stare), bensì un simpatico asino con cui Rossi si era presentato a Misano per ironizzare sugli errori di quest’anno, ultimo tra tutti la caduta di Indianapolis.

Genio in pista e maestro fuori non solo ammette gli errori senza incolpare moto, meccanici, dio, il mechelli, gli alzatori della touche e il tallonatore perchè era storta, ma ci ironizza pure sopra per tutto il week end per poi fare una gara per noi pallosa ma oggettivamente perfetta. Perché in fondo i problemi sono un po’ tutti così e se li prendi con un sorriso magari si risolvono prima e meglio.

Mi ricorda qualcuno che scherza sui nostri errori all’allenamento, “dai ragazzi venite qui, oggi vi siete allenati bene, però bisogna migliorare su quegli erroracci di passaggio” e giù tutti a ridere, schiaffo del soldato a chi ha sbagliato, sfottò e risate che si sentono fino al Badiani…

Ah no?

Mi sarò sbagliato allora... ma stasera mi alleno con questo buffo cappello, per fare un scherSo.

2 settembre 2009

Magione

“Manco davvero di lucidità, infatti ora che ci penso non so come mi chiamo” Il Fane dopo le ripetute

“10 100 ma mica si faranno tutti ora?” “Eh dai birilli mi sa di si” Dialogo tra anonimi durante le ripetute

“Centottanta” Il Nuti dopo le ripetute.

“Se tagli più di me ti ammazzo, io c’ho 37 anni figlio di puttana!” Sordini a un cavalletto della giovanile durante le ripetute.

“Comunque le ripetute tutto sommato son anche belle” “Anche per me, vero Dottore???” Dialogo tra pazienti dell’Istituto di Igiene Mentale di San Salvi, Firenze.

“Si va dall’Anna?" Buzzillo non necessariamente durante le ripetute

“Lo que te voljo dire è che la fuerza se svilupa dal centro del cuerpo che è l’abdome el lombare e se trasmete su vectori ortogonali. Per questo noi dobbiamo lavorare sulle catene sinectiche in un equilibrio che è instavile.” Marcelo durante le ripetute, correndo come un Quartz Polini, parlando al cellulare con Santana, senza l’accenno minimo di fiatone.
  
In the loving memory of Giancarlo Lotti , Seconda Linea

Dopo la prima settimana di ripetute mi sono preso il mio ultimo venerdì di ferie per andare a girare a Magione perché tutto sommato in questo periodo anche la moto mi dà delle belle soddisfazioni, non che non ne abbia altre, infatti ho detto anche, ma non starò qui ad elencarle.
… … …
Dicevamo, Magione.
Questa volta eravamo in 3 moto, muniti di furgone e tutta una serie di accessori Racing. Infatti dalle precedenti esperienze al Mugello ho capito una cosa: non importa come vai, a quanto vai e in quanto giri, ma devi apparire più racing possibile. Quindi ho sbarbato la targa dal codone, montato il gazebo con le moto sotto, messo la moto sul cavalletto posteriore, acceso un ventilatore sotto il gazebo, etc etc etc. In effetti si era Racing davvero tanto, mancavano solo le ombrelline e le termocoperte (entrambe foderi di oggetti diversi).

La situazione alla fine della giornata era questa.. più simile all’Olmatello che al box Yamaha… però di più non si poteva fare…

Riesci a trovare le 7 piccole differenze?
Ma veniamo alla pista vera e propria: Quando ti danno il via al cancellino sventolando la bandiera ti ritrovi dentro con il solito picco di adrenalina, finisci di scaldare le gomme per il primo giro, e poi pensi…


Ma dove cazzo sono? A Super Mario Kart???? 
In effetti la pista è molto più stretta del Mugello, più corta, con cordoli che sembrano marciapiedi e vie di fuga come viottoli di campagna.
Fare il battesimo in pista al Mugello è un po’ come se a 17 anni perdi la verginità con Charlize Theron, quella che viene dopo risentirà del confronto…
Quindi non mi lascio traviare da questa prima impressione e continuo a girare, imparo la pista e comincio a divertirmi davvero!!

Vuoi la giornata perfetta, le poche moto in pista, il clima scazzone, fatto sta che alla fine mi sono divertito molto più che al Mugello, facendo dei tempi accettabili e delle belle pieghe.Se così non fosse, l’impressione è cmq stata quella di piegare tipo Jorge Lorenzo quindi se le foto mi smentiranno avranno semplicemente sbagliato loro e ragione io, per la famosa regola dello Zikiki.

Vi lascio con una perla che condivido pienamente:
IO: “Ti piace l’esercizio con i sacconi?”
Anonimo: “Sisi, piuttosto che fare le ripetute a me mi puoi prendere anche a pedate” Autore che preferisce rimanere anonimo.
Aggiornamento del 3/9: sono uscite le foto...

E' colpa del fotografo.. io piegavo molto di più.